Aspetti
geologici
A cura di Ugo Scortegagna
tratto da il "Sentiero Frassati"
del Veneto
Nel percorso ideale che seguiremo
in questa trattazione, entreremo in contatto con quasi tutte le formazioni che
caratterizzano il Comelico-Sappada. Lasciando alle spalle le grandi montagne
dolomitiche del Gruppo del Popèra, abbiamo di fronte a noi una conca
verdeggiante, ove le forme tondeggianti e arcuate dei dossi, ormai ricoperti dal
bosco, stanno ad indicare che ci troviamo di fronte a delle rocce che possono
essere friabili e/o antiche. Sappiamo, dalle nozioni scolastiche, che le
montagne più vecchie sono e si presentano come più basse. In parte è vero:
bisogna però tener conto anche della litologia, cioè del tipo di roccia. Nel
nostro caso l’informazione che ci avevano dato è giusta. Ci troviamo di
fronte a delle rocce prevalentemente di origine cristallina (metamorfiche),
costituite prevalentemente da filladi e scisti. Questo è il basamento
metamorfico del pre-Carbonifero (Paleozoico) e rappresentano le rocce più
antiche di questa area, ma anche di tutte le rocce affioranti in Italia (460M.a.
fa). Tale basamento cristallino è quello che rimane a testimonianza
dell’Orogenesi Ercinica. Forme arrotondate dove nei tratti meno inclinati e
pendenti sono stati collocati centri abitati, alcuni speculari a Danta come a
Costalissoio, Costalta, ecc.
Il fondovalle, ove scorre piuttosto copioso, il Piave, rappresenta la linea fisica di separazione tra le rocce del
basamento metamorfico e le rocce di origine sedimentaria come i calcari e le
dolomie di piattaforma che formano l’ossatura base del Gruppo dei Brentoni e
delle Terze. Rocce formate da sedimenti depositatisi nel Triassico superiore e
medio, circa 200 M.a.fa.(Mesozoico) quando questa zona era un’area
completamente ricoperta d’acqua marina non eccessivamente profonda, ove
vivevano organismi fissatori e costruttori delle piattaforme carboniche come
alghe, spugne e scarsi coralli. Questo tipo di rocce ci accompagnerà per tutto
il primo tratto una volta abbandonato il fondo valle, non molto lontano da Campolongo. Durante la discesa di S. Stefano sono visibili le formazioni
denominate Arenarie di Val Gardena (colorazione rossa) e la
Formazione a Bellerophon (calcari scuri) che, percossi, emanano un
caratteristico odore di bitume. Sono formazioni che segnano il passaggio tra
l’Era Primaria (Paleozoico) e quella Secondaria (Mesozoico) e sono
caratteristiche di un ambiente di transizione tra il mare e la terra ferma. I
tratto che va da Sappada fino in Val Visdende ci mostra un ambiente di grande fascino,
offrendo anche squarci panoramici e paesaggistici di risalto. Si percorre la
valle costruita dalle acque del Piave (che nasce poco più a monte sotto la
splendida piramide biancastra del Peralba) formata da calcari chiari in parte
metamorfosati di età Devoniana (intorno ai 400 M.a.fa) dell’Era Primaria o
paleozoica. Ai piedi di questo “monolite” troviamo rocce più terrigene
della Formazione della Val
Visdende. Trattasi di una formazione citogenetica tipica di un ambiente
marino piuttosto profondo, formato da argilliti, siltiti grigio argento-grigio
verdi e brunastre, laminate e pieghettate, interessate da metamorfismo del
Carbonifero; una tipica formazione estremamente friabile ed erodibile, tale da
essere predisponente ad una morfologia del paesaggio più dolce, meno articolato
rispetto ai gruppi che si trovano più a meridione. Favolosa la veduta
sull’alta Val Visdende, ove frontalmente dominano il Monte Lastroni, le Creste
del Ferro e il Monte Rinaldo formati essenzialmente da calcari fini del
Landinico (Triassico medio), derivanti da sedimenti formatisi in un ambiente
marino di piattaforma ove notevole era la subsidenza, favorendo così una
notevole crescita verticale. Tali formazioni si chiamano esplicitamente Formazione
del Wefen e Dolomia del Serla inf. Due formazioni, queste, che trovano
notevoli affioramenti in questa parte del Veneto. In dettaglio la Formazione del
Werfen (247-240 M.a.fa) è costituita da calcari marnosi grigi e neri ben
stratificati e calcari oolitici alternati a siltiti e arenarie rosse e verdi che
contengono fossili come la Claraia clarai (bivalve) e la Naticella
costata(Gasteropode).
La Dolomia del Serla inf. (240-238 M.a.fa) è formata da dolomie e
calcari di colorazione da grigia a bianca, con stratificazione indistinguibile.
Nel cuore della Val Visdende, si osservano le montagne di confine, piuttosto
omogeneizzate come struttura e copertura vegetazionale. Una uniformità
morfologica dovuta per effetto della propria natura litologica piuttosto
friabile e alterabile -come abbiamo accennato sopra- vale a dire la Formazione
della Val Visdende (Carbonifero Paleozoico) formata da argilliti e siltiti
di mare piuttosto profondo. Dal centro della verdeggiante e lussureggiante Val
Visdende, si osserva l’articolato e frastagliato Gruppo dei Longerìn formato
prevalentemente da Dolomie e Calcari del Werfen, del Serla,
del Triassico inferiore, di ambiente litorale e di scogliera. Qualora si passi
accanto a degli affioramenti fittamente stratificati e di colorazione rossastra
e scura, si possono rinvenire le testimonianze del moto ondoso di battiglia: i
classici ripple marks. Ora si attraversano le formazioni più vecchie,
rispetto a quelle che formano le Crode dei Longerìn, come quelle a Bellerophon
e Arenarie di Val Gardena simili a quelle riscontrabili scendendo da
Danta a Santo Stefano. Qui gli affioramenti sono mascherati da una florida
vegetazione che copre i versanti. Dalla Forcella Zovo scendendo lungo il
Col di Tamber verso San Pietro, rientriamo nel basamento metamorfico,
caratterizzato soprattutto da filladi. L’attraversamento estremamente
panoramico del Comelico Inferiore e Superiore rimanendo in costa per un lungo
tratto in quota, passeggiando sopra le filladi del basamento metamorfico. In
questo tratto la visione sull’ampia vallata come liana si manifesta in tutta
la sua grandiosità e integrità: si staglia l’ampia cornice dei monti del
Gruppo Popera, (con litologia formata da Calcari e Dolomie del ladinico, circa
230M.a.fa.), piuttosto resistenti e duri che offrono pareti di grande risalto e
guglie svettanti ove sono state scritte epiche pagine di alpinismo dolomitico.
Il fondo valle è ricoperto da una serie di depositi morenici, mascherati da una
vegetazione arborea e arbustiva di notevole interesse. Si percorre l’ampia
vallata sui depositi terrigeni sedimentari provenienti dallo smantellamento dei
monti circostanti, in prevalenza calcarei dolomitici del Popera, modellati dal
ghiaccio che copriva queste valli e successivamente dalle acque correnti. In
prossimità dei Bagni di Valgrande, posizionandosi in un punto che ci permette
di guardare oltre la barriera forestale, possiamo osservare, verso nord est,
quel torrione che risalta nella parte finale di un bosco erboso che corre
parallelamente alla Val Padola (Costa della Spina). E’ un piccolo tesoro della
zona, il Col Quaternà, vecchio camino vulcanico (neck) formato da una
roccia più resistente (lava vulcanica) rispetto a quello che lo circondava (il
vulcano) che con il tempo si è smaltellato essendo formato da rocce più
alterabili, lasciando così la testimonianza del solo camino centrale che
raggiunge la quota 2503m. Oltre alle rocce vulcaniche del Col Quaternà in
prossimità del Passo di Monte Croce Comelico si può osservare uno degli
affioramenti più belli ed estesi delle Arenarie di Val Gardena (ricordo
trattasi di arenarie rosse di origine fluviale che derivano dallo smantellamento
delle piattaforme, prevalentemente vulcaniche, che emergono verso est; la
colorazione rossa testimonia, oltre che l’origine continentale, anche un
ambiente arido desertico).