Comelico Cultura

 

Guida Trois

I quattro sentieri (trois), di importanza paesaggistica e culturale, fanno parte del museo diffuso Algudnei di Dosoledo, curato dal ‘Gruppo di Ricerche Culturali di Comelico Superiore’. Sul percorso complessivo di 8 Km sono posizionate 79 sculture lignee che descrivono 4 tematiche, le più significative della nostra tradizione.

 

SENTIERO DELLE TRADIZIONI
Troi dli tradizion

 

Inaugurato nel 2004, percorre l'antica strada che da Dosoledo porta a Candide, passando per le borgate di Staunovo e Palù ora scomparse. Tratta delle caratteristiche salienti della nostra tradizione.

Il pannello d'ingresso rappresenta Dosoledo, riporta il simbolo del gruppo organizzatore e la data di inaugurazione. La scultrice è Osta Chiara.

La purtission. La processione si praticava in ogni paese più volte nel corso dell’anno, salvo nel periodo invernale. Veniva fatta per le feste principali, per i Patroni, per la benedizione dei campi, delle malghe, contro le tempeste, la siccità ed il maltempo. Qui Carbogno Erminio illustra la solennità dell'evento.

Al larin. Il focolare riuniva attorno a sé i famigliari. Il fuoco ardeva libero sulle pietre lambendo le pentole di rame e di bronzo (furseiri, lavedi e brundins). Il fumo vagava ed anneriva ovunque salendo anche ai piani superiori. Anche le carni, che penzolavano sopra il braciere, si annerivano per conservarsi. Altrettanto dicasi dei caratteristici coni di ricotta (zigär). L'opera è di D'Ambros De Francesco Andrea.

I ponpieri. I vigili del fuoco. Il fuoco insidiava continuamente gli antichi paesi di legno. Apposite leggi raccolte nei Laudi prescrivevano le modalità di custodia e trasporto del fuoco. Nasceva così la necessità di organizzare gruppi di pompieri volontari, attivi tutt'oggi. Scultura di D'Ambros De Francesco Robertino.

I cianpanòti. Lo scampanio. Alcune festività venivano annunciate con il caratteristico scampanio. Da ogni lato della valle si rincorrevano suoni festosi. Da qualche anno, a Dosoledo, un gruppo di giovani ha ridato vita a quelle atmosfere che sembravano definitivamente perdute. De Lorenzo Tobolo Marco ha rinverdito quei ricordi.

L'ardoiä. E’ una specie di strega. Il mondo antico era popolato di leggende. Qui una figura emblematica, paurosa, diventava l'incubo dei bambini disobbedienti e delle giovani indolenti. Di notte passava scuotendo rabbiosamente le sue catene. Così l'ha immaginata Zandonella Maiucco Mario.

L'emigrazion. Da secoli l'emigrazione ha fatto perdere ai nostri paesi le forze migliori. Spesso intere famiglie andavano in paesi lontani: altre tradizioni, altre lingue. Non tutti facevano ritorno. Chi ritornava portava benessere ed idee innovative. Zandonella Sarinuto Andrea è l'autore.

L'altalenä e al tacu. In ogni tempo i bambini si inventavano giochi semplici. Qui viene raffigurata l'altalena e lo slittino. I ragazzi Festini Purlan Matteo, Bassanello Marco e Festini Cromer Giacomo li ricordano così.


 


 

I cuscriti. I coscritti ventenni scendevano a S. Stefano per la visita militare con il tradizionale carro trainato da cavalli e addobbato da alberelli di abete decorati con le rose di carta confezionate dalle coetanee. Una fisarmonica accompagnava i loro canti. La naia era una scuola di vita e anche la prima emigrazione. Lo scultore è De Lorenzo Buratta Avio.

La fierä. La fiera di S. Stefano (menzionata già nel 13° secolo) era la più importante della vallata per il commercio di animali. Una battuta delle mani sanciva l'accordo di vendita tra i contraenti, assistiti dai sensali. Merci di ogni genere e denari freschi entravano nelle nostre case. De Lorenzo Fontana Giancarlo la interpreta così.

Sabdä santu. A mezzogiorno di sabato santo le campanelle dei bambini “slegavano” le campane rimaste mute durante parte della settimana santa, nella quale solo la grande raganella del campanile e le piccole dei bambini gracidavano. Anche Zandonella Necca Daniele ha vissuto quell'esperienza.

Al purzel d sant Antoni. Il maiale di sant’Antonio. Ogni paese provvedeva a nutrire un maiale che passava per le contrade a mangiare quei pochi avanzi alimentari. A fine autunno l'animale andava all'asta ed i proventi raccolti erano destinati ai poveri. Opera dello scultore Zambelli Domelin Dino.

La stuä. Il tinello era il luogo più elegante e caldo della casa. Le donne filavano, ricamavano e facevano la calza. C'era chi si riposava sopra il grande forno da pan. Gli anziani raccontavano storie ed i bambini ascoltavano e giocavano. I fidanzati si guardavano... a debita distanza. L'opera è di De Martin D'Orsola Luigi.

Médä caredmä. Ancora attualmente a metà quaresima si mascherano i bambini. Un nonno con la fisarmonica li accompagna. Si dà lettura del testamento della mutä (il fantoccio di una brutta vecchia, che pare rappresenti l’anno vecchio), la quale, poi, va al rogo. Zandonella Dino è lo scultore.

Serenatä. Serenata. Non era tanto frequente, spesso audace. Si rischiava di essere bersaglio del contenuto del vaso da notte. Opera di De Lorenzo Buratta Manuel.

La bandä. Una volta nei nostri paesi erano molte le fanfare dei pompieri volontari e, a Comelico Superiore, per un certo numero di anni ha operato anche una fanfara comunale. Autore De Martin Topranin Michele.

Al varsoi. Il fendineve trainato da quattro paia di cavalli assicurava la transitabilità delle strade principali. Era una meraviglia, non solo per i bambini. Zandonella Dino è l'artista.


 

Al carnaval. Il carnevale è un'antica tradizione tutt'ora attiva. Ha vinto recentemente il primo premio tra 126 gruppi europei nel raduno in Germania. Sacco Proila Claudio e Sacco Comis Jacopo sono gli artisti.

Segni d cedä, nodi. I segni di casa sono semplici graffiti adottati in antichità come marchio di famiglia da apporre sugli architravi degli edifici, sugli attrezzi, sul legname da commercio e da ardere. Usanza non del tutto scomparsa. Le node, con la stessa logica, rendevano riconoscibili i bovini e gli ovini praticando delle incisioni sulle orecchie degli animali. Gasperina Geroni Alberto si è ispirato all'albero della vita.

Famei regulieri. Le famiglie dei regolieri, attuali ed estinte, sono elencate, divise nelle 4 Regole presenti nel Comune di Comelico Superiore dalla metà del '500, grazie agli archivi Parrocchiali. Realizzazione del ‘Gruppo di Ricerche Culturali di Comelico Superiore’.

Il tabellone di fine/ingresso del sentiero è opera di De Martin Toldo Aldo. Rappresenta il paese di Candide.