Comelico Cultura

 

Guida Trois

Nell'estate 2003 è stato inaugurato il sentiero dedicato al carnevale, che si snoda sull'antico sentiero rurale che da Dosoledo porta alla località Tabié d Bigaran.


 

SENTIERO DELLE MASCHERE

Troi dli mascri

 

 

Il pannello d'ingresso ritrae al matazin, maschera simbolica del carnevale comelicese.

Riporta il logo del gruppo di Ricerche Culturali di Comelico Superiore che raggruppa i simboli identificativi delle quattro Regole che compongono il Comune di Comelico Superiore. E' opera di D'Ambros De Francesco Robertino.

Al pajazu: il pagliaccio è un importante personaggio comico/severo, addetto al mantenimento dell'ordine durante le sfilate. Scorta e protegge il laché e matazin nel corso dell'intera giornata. L'opera è di De Martin Topranin Fabiano.

Vistizion dal laché. Già alle 6 di mattina inizia la vestizione del laché e matazin ad opera di signore particolarmente esperte. Venti fazzoletti di seta multicolori compongono l'abito. Il bareton, impreziosito dai gioielli di famiglia, porta sul retro una cascata di lunghi nastri, coronato da fiori. Sulla mano destra lo scettro regale e nella mano sinistra una bomboniera piena di confetti da offrire al pubblico. La scultura è opera di Zandonella Maiucco Mario.

Fol, violin e basson. I musicanti. Il Carnevale è animato per l'intera giornata dalla musica tradizionale (polche,valzer e mazurche) eseguita con fisarmonica, violino e contrabbasso. Il vorticoso ballo della veciä coinvolge gli spettatori di tutte le età. Scultori De Martin D'Orsola Luigi, De Lorenzo Buratta Manuel e De Lorenzo Tobolo Marco.

La copiä da bel. La coppia da bello qui rappresentata segue nella sfilata il laché, matazin e musicanti. Queste maschere vestono i costumi dei vari popoli della terra e di ogni epoca. Scultore D'Ambros De Francesco Andrea.

Copiä da veciu. Le coppie da vecchio vengono relegate alla fine del corteo; rappresentano la vecchiaia, l'austerità dei costumi ed il grottesco; vengono accentuati i difetti fisici. Autori: Sacco Comis Dell'Oste Jacopo e Sacco Proila Claudio.

Totem dal carnaval. Il ‘totem’ magico illustra l'intero corteo carnevalesco, partendo dall'alto. Zandonella Golin Stefano è l'esecutore dell'opera.

L'opera raffigura l'affascinante ballo del laché e matazin. Forse deriva da un’antica danza propiziatoria per il nuovo anno. L'opera è di Carbogno Erminio.

Al pajazu. L'irridente pagliaccio si gode lo spettacolo di quella danza. Lo scultore è D'Ambros De Francesco Robertino.

Al bacan. Il contadino si affretta a scendere dai fienili dei prati alti per partecipare alla festa di carnevale. La statua è di Zambelli Daniel.

Al Cristu dal tasson. Il Cristo nella catasta. Incombe la Quaresima con l'immagine del Cristo sofferente incastonato nella catasta di legna: simbolo del sacrificio del vivere in montagna. Da qui il percorso cambia drasticamente tono: dall'allegria passeggera si ritorna alla fatica quotidiana. Opera di De Martin Toldo Aldo.

Al maestär e i canai. Il maestro e gli scolari. L'infanzia conosce il sacrificio dell'apprendere nella gioiosa convivenza. Autori: Gasperina Geroni Alberto, Bassanello Marco, D'Ambros De Francesco Stefano, Festini Cromer Giacomo, Festini Purlan Matteo, Maroè Gianluca.

Femnä col dèi. Donna con la gerla. Alle fatiche casalinghe della donna, si aggiungevano i lavori agricoli e la raccolta della legna da ardere con la tradizionale gerla. Scultore De Lorenzo Fontana Giancarlo.

Purtà fion. Portare il fieno. Il fieno raccolto nei prati veniva portato così nel fienile, con i caratteristici céssi. Autore Zandonella Necca Daniele.

La liódä. La slitta. La neve facilitava il trasporto della legna, del fieno e del letame, usando la caratteristica slitta. Scultore Gasperina Geroni Alberto.