Comelico Cultura    

Gli antichi transiti attraverso i valichi settentrionali dell'alto bacino del Piave:  il conforto della religione e le taglie todesche 
A cura di Piergiorgio Cesco-Frare - Italo Zandonella-Calleghèr 

Il tratto di Cresta Carnica, che fa da spartiacque tra i bacini sorgentiferi del Piave e della Gail è segnato da numerosi valichi che, nel corso dei secoli, hanno agevolato contatti culturali e scambi commerciali. Tra i primi, vanno ricordati i pellegrinaggi a piedi che le popolazioni del Comèlico e di Sappada annualmente compivano (e in parte tuttora compiono) al santuario della Madonna di Luggau in Carinzia [vedi Zandonella I., Fait M., 1977, pp. 141-142]. Per gli abitanti di Comèlico Superiore il tragitto, che richiedeva non meno di tre giorni fra andata e ritorno, passava per Presenaio e la valle di Visdende, quindi valicava la forcella Dignàs (Tilliacher Joch) per raggiungere Obertilliach, con la variante più impegnativa per Sega Digón e forcella Vallona. I pellegrini di Comèlico Inferiore anche raggiungevano, attraverso forcella Dignàs, il paese di Obertilliach da dove si proseguiva per Luggau. Stando agli storici locali Monti e Ciani, questi viaggi devozionali ebbero inizio già verso il 1550, ma la prima attestazione risale al 1614, anno in cui si ha notizia di un pellegrinaggio di fedeli della parrocchia di Candìde, organizzato dalla locale comunità del Comèlico Superiore probabilmente in occasione del primo centenario dell’erezione, nel luogo ove in seguito sorse il santuario, dell’originaria cappelletta di legno. Trent’anni dopo il nodaro Bartolomeo Doriga di Casamazzagno (Comèlico Superiore) ci dà conto di un viaggio a Luggau, intrapreso nel tardo autunno da tre pellegrine e tragicamente conclusosi, a causa della neve, nell’attraversamento del valico di Dignàs. Per scongiurare il pericolo di incendi, nel 1797 una vera e propria processione di fedeli del Comèlico Superiore si reca a Luggau, visto che, come registra il cronista dell’epoca, «la religione era l’unico conforto rimasto». Per Sappada, invece, la prima memoria di questo culto mariano risale al 1804, quando fu fatto un voto alla Madonna di Luggau per allontanare la peste bovina che in quei tempi infestava soprattutto i pascoli di Sésis. Quello che è divenuto l’annuale itinerario della fede dei sappadini, si snoda attraverso la valle di Sésis, il passo dell’Oregone e il Frohn Tal. Ma, come premesso, i valichi della zona rivestirono anche un’importante funzione commerciale e, in particolare, essi permisero lo svolgimento di un intenso traffico di legname dal Tirolo e dalla Carinzia al Veneto. Quando cominciasse questo traffico non sappiamo con certezza, ma pare che esso esistesse già «nella seconda metà del millequattrocento giusta documenti presso l’Agenzia forestale della mensa vescovile di Bressanone» [Donà, 1888, p. 199]. Certo è che le richieste di legname da parte dell’Arsenale di Venezia, a partire dalla seconda metà del XV secolo, divennero man mano più pressanti in relazione al crescente fabbisogno di antenne, bordonali (travi) di larice e tavolame di abete che la guerra contro il Turco richiedeva. In tutto il Cadore, inoltre, i boschi di resinose avevano lasciato il posto alle faggete talché «all'entrare del sec. XVI, il mercato delle taglie d'abete e degli squadrati era divenuto scarsissimo» [di Berenger, 1862, p. 100]. Questo fatto probabilmente spinse ancor più i mercanti di legname ad approvvigionarsi nei territori posti oltre i confini settentrionali della Magnifica Comunità di Cadore. Confini che, giova ricordare, erano stati da poco (anno 1448) definitivamente arretrati dalla linea costituita dai corsi superiori del Gailbach (comune di Kartitsch) e del Gailfluß (comuni di Ober- e Untertilliach, nonché di Lesachtal in corrispondenza del paese di Luggau) a quella della cresta spartiacque che segna l'attuale frontiera tra Italia e Austria. La soluzione di questa secolare ed aspra vertenza confinaria valse a ristabilire la certezza del diritto e, di conseguenza, a instaurare condizioni più favorevoli allo sviluppo del commercio in esame. Il trasporto della materia prima attraverso tale displuviale durò sino alla costruzione da parte dell’Austria della linea ferroviaria Fortezza-Villaco, inaugurata il 30 novembre 1871 [Fontana, 1980, p. 88]. Notizie circa l’esistenza e la consistenza di tale traffico ci sono fornite da documenti sia italiani che austriaci. Leggiamo nel “Libro Primo di Centinaro” che in data 29 settembre 1640 il commerciante di legname «ser Gio:Batta Polo» si accolla, «à bon conto della tansa, ò affitto delle herbe, risine, et pontasego per la condotta delle sue taie Todesche», un debito, che il Centenaro di Comèlico Inferiore aveva con la Magnifica Comunità di Cadore. Il canone, fissato nel 1641 in Lire 200 l'anno, comprendeva l'indennizzo al Centenaro per il mancato sfruttamento dei pascoli e dei segativi degli alpeggi «de Dopieto [Manzón] et de Degnas» situati sul confine col Tirolo, nonché una tassa per l'uso delle risine e una, detta pontasego, per il passaggio sui ponti della valle di Visdende. Le fonti d'oltralpe riferiscono che: «Nel 1548 fu concesso ai Veneti di abbattere duemila tronchi l’anno per venti anni in quel di Tilliach […]  Nel 1598 un oste di Luggau, di nome Pankraz Hofzugott conduce taglie [di larice e abete] in Italia attraverso il Tilliacher Joch [forcella Dignàs] […] Nel XVIII secolo sono menzionate altre esportazioni di legname attraverso il Tilliacher Joch ed il Winkler Joch [forcella Manzón] come pure il Frohntal. Si ha notizia di grandi tagli boschivi incontrollati negli anni dal 1824 al 1847. Le colonne di carichi di legname (carri l’estate, slitte l’inverno) facevano la fila all’entrata della Dorfertal [Obertilliacher Tal]. […] Nel 1847 fu istituita la dogana di Tyliach per controllare accuratamente l’esportazione di legname attraverso il passo» [Mair 1980, p. 204 segg., nostra traduzione]. In questo contesto si inserisce la notizia di «un contratto d'acquisto di piante nella valle della Gail fatto nel 1825 dai fratelli fu G.B. Zannantoni Moliner di Dosoledo [di Comèlico] coll'erario austriaco per l'acquisto di quarantamila piedi di legname a soldi 19 il piede o taglia di 12 oncie, per dieci anni nei boschi di Cercenà (ted. Tilliach)» [Fabbiani 1959, p. 32]. Alcuni cenni riguardo alla tecnica seguita per il trasporto del materiale dalle valli austriache a quelle del Comèlico. Lungo piste appositamente allestite, dapprima si conduceva il legname ai valichi di confine trasportandolo su carri, issandolo con argani, trainandolo con buoi o cavalli o persino a forza di braccia. Di qui esso veniva fatto scorrere lungo un canale innevato, scavato nel terreno, detto cava o gava oppure lungo una condotta costruita con tronchi chiamata rìsina, sino a uno spiazzo terminale, lo scargadór. Abbiamo testimonianza che nella valle di Visdende sul torrente Dignàs, in corrispondenza di uno di questi terminali, vi era una stua cioè uno sbarramento di tronchi atto a provocare una sorta di alluvione a comando per trascinare a valle il legname mediante fluitazione o menada [Concordio, 1765, p. 87 segg.]. Documenti, relitti toponomastici e tracce sul terreno rendono ancor oggi possibile individuare i percorsi seguiti dal legname dal Tiroler Gailtal e dal Lessachtal alle valli di Visdende e del Digón. Eccone una breve rassegna partendo da ovest e seguendo l'ordine dei valichi interessati. Cominciamo dal passo di Cima Vallona, ove è ancora a tratti percorribile la strada costruita sul versante austriaco dai succitati fratelli Zannantoni Moliner [Fabbiani, 1959, p. 32]. Indi forcella Dignàs che conserva tanto la pista che sale dall’Obertilliacher Tal quanto la gava che discende per la valle di Dignàs. Segue forcella Manzón: nella valle di Salvadés e nel pascolo della malga di Manzón è chiaramente visibile il «Rojal, ove discendevano le Taglie Todesche» provenienti dal Winkler Tal [Concordio, 1765, p. 38]. Poi la forcella Val Carnia sul cui lato nord il toponimo "Mußlweg" attesta una "via delle taglie", che saliva essa pure dal Winkler Tal. Il legname era fatto scendere poi sul lato sud come ci conferma un verbale dell'anno 1768, dal quale si apprende che il marico “capo” del Centenaro di Comelico di Sotto con i suoi collaboratori si erano recati in «Val di Cargna, alle situazioni per cui si conducono le Taglie Todesche di ragione dei chiarissimi Signori Sartori, Bianchi e Duodo, e de Pol» per costatare i danni provocati. Infine il passo dell’Oregone attraverso il quale transitava il legname del Frohn Tal. L’antica gava fiancheggia ancora a tratti il sentiero che sale da malga Chivión. Inoltre, secondo la tradizione, due toponimi in versante di Visdende sono legati all’attività di avvallamento del legname: il “Còl dal Gòrio”, altura posta poco sotto il passo, dalla quale si dirigeva la calata dei tronchi, e lo “Scargadór”, spiazzo ai piedi del costone occidentale del Peralba dove il legname era ammassato in attesa proseguire con altri mezzi [Cesco-Frare P., Angelini A. e Cason E., 1993, pp. 275-276].    

[Piergiorgio Cesco-Frare
Italo Zandonella-Calleghèr]

Bibliografia

§ Cesco-Frare P., Angelini A. e Cason E. (a cura di), Oronimi Bellunesi:  Ampezzo - Auronzo - Comelico, Belluno 1993.
§ Concordio 1765: Concordio circa la divisione tra li due Comuni di Casadda ed Oltrerino, Feltre s.d.  
§ di Bérenger A.,  Saggio storico della Legislazione Veneta Forestale dal sec. VII al XIX, Venezia 1862. 
§ Donà V., Guida storica, geografica, alpina del Cadore, Venezia 1888.
§ Fabbiani G., Appunti per una storia del commercio del legname in Cadore, Belluno 1959.
§ Fontana G., Notizie storiche del Comelico e di Sappada, Feltre 1980.  
§ Mair M., Alm- und Weidestreitigkeiten zwischen dem Hochstift Freising und der Republik Venedig im Gebiet der Dreigrafschaftsecke Pustertal, Lurngau und Cadore (Ein  Beitrag zur Geschichte des Stiftes Innichen in der Zeit vom 15.-18. Jahrhundert), tesi di laurea, Università Loepold-Franzens Facoltà di Lettere, Innsbruck 1980.
§         Zandonella I., Fait. M., Escursioni Comèlico e Sappada, Verona, 1997.