Comelico Cultura    

Cenni storici

Sono stati recentemente ritrovati anche in Comelico manufatti in selce che testimoniano la frequentazione di cacciatori nel periodo mesolitico (7500-4500 a.c.). Più controversa la presenza di villaggi in valle nel periodo romano, di fatto non esistono reperti archeologici di quell’epoca. Più probabile appare l’arrivo di profughi venetici cacciati dalla val Pusteria dai Baiuvari (oggi bavaresi) nell’anno 565 d.c. i quali si stanziarono nei luoghi più soleggiati di Comelico Superiore,  S.Nicolò e S. Pietro. Al tempo dei Longobardi (568-774) il Comelico Superiore ed Inferiore costituivano due delle dieci Decanie del Cadore.  Nel 717 la diocesi del Cadore divenne parte del patriarcato di Aquileia fino al 1847. Con l’avvento dei Franchi (774 d.c.) iniziò anche in Comelico l’era feudale per opera del Marchesato del Friuli , diventando parte del regno d’Italia  di Berengario I.  Con Ottone I  il Comelico passò al ducato di Carinzia fino al 1077, poi con Enrico IV al Patriarcato di Aquileia fino al 1420.  I Patriarchi subinfeudarono il Cadore ai loro Vassalli, compare quindi in valle la famiglia dei da Camino che esercitarono il potere nominando un Podestà. In ossequio alla legislazione Romana alle donne veniva riconosciuto il diritto di proprietà ed ai figli la parità dei diritti.  Nella vicina Pusteria vigeva invece il diritto Germanico di maggiorascato e di maso chiuso. In questo periodo le Regole assumevano fisionomia politica eleggendo i propri Marighi, Laudatori e Saltari codificando nei Laudi le regole di convivenza civile e di sfruttamento delle risorse agro-silvo- pastorali della comunità.  Vigeva già da allora il diritto dovere di voto di riservato agli uomini maggiorenni, quindi l’esercizio della democrazia diretta (pergamena della Vicinia di Candide del 1199). Nel 1337 Giovanni Piloni da Venas veniva nominato dai Caminesi “Sindico, Procuratore e Nunzio Speciale del Comune ed Università di terra del Cadore”: si ritiene questo l’atto fondante della Magnifica Comunità del Cadore di cui il Comelico era parte.

Dopo il breve dominio Tedesco (1337-1347) e la ripresa del dominio dei Patriarchi (fino al 1420) venivano istituiti ufficialmente i dieci Centenari e le rispettive giurisdizioni operanti fino al 1800.  Crollato il potere temporale dei Patriarchi i Cadorini  scelsero di accettare il dominio Veneziano che concesse loro l’esenzione da ogni “gravezza, imposizione o angheria e che non possano essere chiamati sotto le armi fuor di Cadore per nessuna causa anche se pagati”.  Veniva concessa autonomia nell’elaborazione, correzione degli statuti locali ed istituito il Consiglio generale del Cadore (39 componenti) nel quale sedevano tre rappresentanti del Comelico.  Le Regole  da parte loro amministravano il potere locale  in conformità con i propri statuti (Laudi).  Il Doge nominava in sua vece il Capitano o Castellano di Cadore con il compito di impedire la delibera di leggi contrarie alla Repubblica Veneta. Il Vicario, carica più importante,  rappresentava ed interpretava la legge. L’Arcidiacono capeggiava  la chiesa Cadorina.  In ogni paese vennero formate delle milizie “cernide” allo scopo di istruire capillarmente il popolo alla difesa del territorio. 

Dopo 400 anni sotto la protezione della Repubblica Veneta il Cadore vive la dura parentesi Napoleonica (1797-1813) , poi il dominio Austriaco (1813-1866) durante il quale si potè riparare ai danni del periodo precedente. Furono costruite opere stradali quale quella della Valle.  Moderni piani regolatori vengono concepiti e messi in atto dopo il 1850 allo scopo di sostituire le costruzioni linee vulnerabili al fuoco con costruzioni in muratura. Nel 1846 papa Gregorio XVI assegnò l’Arcidiaconato del Cadore alla Diocesi di Belluno. Nel 1848 i Cadorini  guidati da Pier Fortunato Calvi insorsero contro gli Austriaci che tuttavia ripristinavano il loro dominio fino alla loro disfatta nella battaglia dei Treponti (1866)  che portò il Cadore al Regno d’Italia con il plebiscito  del 21-22 ottobre del 1866. Segui un periodo di ricostruzione ed innovazione nella viabilità e nelle comunicazioni. Nel 1880 il telegrafo raggiungeva S.Stefano, nel 1906 l’energia elettrica e nel 1913 il telefono. Sono scomparse o inglobate negli attuali paesi le borgate: Alfarè, Crode, Palù, Prese, Staunovo, Asolaria, Casamul, Freine o Frainis, Gianigoli, Rino, Ronco, Vià, Avara, Bedogledo, Calcarola, Casafavaino,  Costola, Dizzon, Stalmanzello.  La parlata Ladina si è conservata  ed evoluta nei tempi, nelle diverse sfumature paesane, fino ai giorni nostri. L’istituto Regoliero sopravvive tuttora in una dimensione meno incisiva viste le mutate realtà socioeconomiche. Le condizioni ambientali mantengono ancora oggi una condizione di eccellenza.

Bibliografia:
.  Giovanni Fabbiani, breve storia del Cadore.
.  Giovanni Fontana, notizie storiche del Comelico e Sappada.
.  Piergiorgio Cesco-Frare e Carlo Mondini, i monti della preistoria.