Comelico Cultura    

ORIGINI DELLO SPORT IN COMELICO

Il Comelico, da sempre assediato da alte montagne e da lunghi inverni carichi di neve, vedeva la sua gente affaticata nella coltivazione dei pendi per trarre il minimo necessario a sfamare tante bocche. Solo qualche cacciatore era costretto ad inseguire i camosci sulle alte cengie  allo scopo di arricchire la povera mensa con qualche pasto di carne. Certo non mancavano di ammirare i panorami ma avrebbero fatto volentieri a meno di tanta fatica. Erano loro i primi ad accompagnare e guidare quali esperti del luogo i primi alpinisti  che dall’estero arrivarono in Comelico negli ultimi anni dell’800 per violarne le cime. Da cacciatori a portatori, una fatica diversa e meglio retribuita. La nostra gente non capiva il motivo che spingeva quelle strane persone a venire da così lontano per spendere inutilmente denaro e fatiche  per raggiungere la cima di quelle montagne così ostili ed impervie. Così Giuseppe Stanislao Pelizzaroli (Bepi Slao) cacciatore di S. Stefano  classe 1860 si trovò ad essere il pioniere dei portatori ed alpinisti della valle.
Qualcuno dei nostri, sul fronte della guerra 1915-18, considerato più matto che spericolato, si trovò a calzare gli sci ed a frequentare dei  corsi di sci alpino che prevedevano attraversate in salita più che in discesa, con l’avvento del Fascismo, per incrementare la fortezza e l’ardimento dei giovani, il Comune prestava ai più meritevoli gli sci. Ai bontemponi che andavano sulle crode si andavano aggiungendo altri che si lasciavano precipitare dai ripidi pendi rischiando l’osso del collo o attraversavano velocemente i prati con quelli strani arnesi. La gente dabbene mormorava indignata mentre i giovani ed i bambini accorrevano ad assistere a queste strane esibizioni pomeridiane di quei bontemponi avevano spesso dedicato la mattinata  alle “spade” della lioda per portare a valle dagli alti boschi e prati la legna da ardere e il fieno.
Oltre a calzare gli sci, gli stessi militari erano impegnati nel periodo estivo a competizioni di podismo alpino e di “velocità”.  Alla fine degli anni 30  si organizzavano le prime gare di sci alpino e di podismo a S. Stefano e specialmente a Padola.
Nello stesso periodo,  i nostri primi  studenti  ritornavano dai collegi delle città vicine per le vacanze estive con la voglia di giocare a pallone nei prati nascosti per non suscitare le ire dei proprietari.  Più spesso nelle piazze del paese non era il pallone a ricevere calci ma era il più piccolo balè a frantumare le prime lampadine  dell’illuminazione e i vetri delle finestre. C’era anche il pericolo di confisca del balè e di multe elargite con rabbia dalle guardie comunali di turno con l’aggiunta delle punizioni corporali dei genitori.
Negli anni 50 lo sci e l’alpinismo acquisirono man mano dignità e notorietà. Giunse in valle nel 1968 la prima inattesa medaglia d’oro olimpica di bob quale preludio ai numerosi altri allori che negli anni 90 portarono per lungo tempo gli atleti del Comelico ai vertici dello sci di fondo mondiale.

Tra i campioni di fondo si nascondeva qualche tempo prima all’estero anche un campione Padolese di motociclismo, poco noto in valle, che ha aperto inaspettatamente l’era motoristica dello sport Comelicese.
Di seguito cercheremo di presentare più in dettaglio tutti i protagonisti dello sport dalle origini ai giorni nostri.