Comelico Cultura    

ANTONIO DORIGUZZI ROSSIN

Nasce a Danta il 27 settembre del 1788, dotato di volontà e di intelligenza non comuni, impara presto a leggere e scrivere e fin da ragazzo si appassiona allo studio dei classici. A quell’epoca l’ottanta per cento degli Italiani è analfabeta. Legge la versione in dialetto cadorino della Gerusalemme liberata del Tasso e Il Giudizio Estremo, libera imitazione dantesca di Toldo Costantini.   Compone struggenti poesie romantiche che legge al suo educatore Don Valentino Martini, parroco di Padola, dal quale impara un po’ di latino. Nessuna delle sue poesie è giunta sino a noi, probabilmente causa i numerosi incendi che perseguitavano tutti i paesi della valle. Manifesta uno spirito inquieto e tormentato, un talento da poeta contadino che detesta gli orpelli della letteratura ufficiale. Come tutti a Danta, doveva duramente lavorare per vivere: falciare l’erba per nutrire qualche capra e una mucca nella stalla sotto casa, lavorare i campi per raccogliere patate e segala, lavorare nel bosco.
Nel 1816 sposa Domenica Menia di Costalissoio quando il paese era mobilitato a riparare i danni di un ennesimo incendio che aveva distrutto una dozzina di fabbricati. Le lunghe serate invernali  favoriscono le sue letture dei libri che trovava nelle canoniche o nelle biblioteche dei notai vicini.

Già nel 1818 aveva scritto un modesto poemetto La passione di Cristo ossia La Sacra Tragedia noto nelle canoniche del Comelico. Divenne famoso in Cadore nel 1844 dove si diffonde il suo poema cavalleresco Carlo Leopoldo-Trionfo della Religione.  Si tratta di un’opera dedicata al Viceré Ranieri e alle vittorie asburgiche sui Turchi dopo il terribile assedio di Vienna del 1683. L’opera, pervasa da una profonda religiosità, ispirata alla forma delle grandi opere letterarie del Cinquecento italiano è composta da 14 canti e 1041 stanze.
A 54 anni diventa responsabile assieme a Melchiorre Doriguzzi Precettor della minuscola comunità dantina che contava 301anime tra cui gli 11 figli suoi. Le epidemie di tifo, vaiolo, colera e polmoniti riducevano anche la sua famiglia a soli 4 figli. Visse le drammatiche invasioni delle soldatesche bavaresi e di quelle francesi che hanno determinato in lui una voglia di libertà e di riscatto. Si rivolse a Napoleone  per reclamare a nome dei cadorini la restituzione del frutto dei saccheggi  delle chiese ad opera del suo esercito. Fu esaudito ma, al momento della restituzione, gran parte del bottino risultava scomparso.
Spese una notevole parte delle sue energie e tanta parte delle povere finanze del paese per ottenere di erigere Danta in Comune separandola da S. Nicolò; una lotta burocratica durata dal  1840 al 1943. Continuavano lentamente anche le pratiche  per l’erezione a parrocchia indipendente della mansioneria che portavano all’ingresso del primo parroco Don G.B. De Martin Strento di Padola, era l’8 febbraio 1861.
Prima di questo evento il corpo del poeta contadino fu ritrovato semi affondato nel fiume Padola, era il 6 ottobre 1856 e Antonio Doriguzzi Rossin  avrebbe avuto 68 anni il mese successivo.